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mia cara amica

Nel mio libro “una vita come tante” racconto di alcune delle molte donne che hanno lasciato un segno tangibile nella mia vita. Una di queste è una amica, di cui non posso farne il nome e che quindi chiamerò Luisa o Roberta o Giovanna, un nome qualsiasi.
In questo particolare momento non ha importanza il nome, ha importanza ciò che provo per lei: un grandissimo affetto e il desiderio di esserle vicino.
Oggi, a poco meno di cinquantotto anni, parlando con amici e parenti, immancabilmente emerge qualche nuova brutta notizia.
In questi casi mi viene in mente le scene dei film che più realisticamente hanno riportato lo sbarco in Normandia. Mi sembra di essere uno di quei ragazzi che corre disperatamente nella spiaggia per raggiungere un luogo coperto e intanto le bombe dell'artiglieria della difesa, continuano a cadere sempre più vicine iniziando a colpire i compagni intorno a me. Corro ma non so, in quel momento, se sono fortunato io a rimanere in piedi o i compagni che cadono e che escono da quel calvario.
Ad un certo punto una granata scoppia molto vicino e vedi cadere una persona cara.
In quel momento smetti di ringraziare il buon Dio di non essere tu ad essere colpito e ti rendi conto che è come se quella granata avesse colpito anche una parte di te, come se ti avesse tolto di colpo anche un tuo braccio, una gamba, procurandoti un dolore lancinante, ma non fisico, ma dentro, nel tuo cuore.
Luisa, Roberta o Giovanna che sia, è molto più giovane di me, è in un letto d'ospedale e fa fatica oramai anche a rispondere ad un sms; fa fatica a parlare con gli amici che, abitando vicino, hanno la fortuna di poterla andare a trovare. L'ultimo messaggio che ho sul cellulare risale a più di quindici giorni fa: è confuso e mi dice che non ha buone notizie, che le cose si stanno mettendo male.
Non so se siano i farmaci che le danno per consentirle di sopportare il dolore, o la malattia che avanza devastando il suo bellissimo cervello.
Circa cinque anni sono passati da quel malore, da quello svenimento improvviso che rivelò il tumore. Poi l'operazione, la chemioterapia, il calvario dei ripetuti esami periodici di controllo, poi la nuova operazione, la nuova chemio e ancora un'altra operazione: infine il rendersi conto, poco a poco, che la medicina ha armi impari per combattere questo gigante.
Mia cara amica, grande è l'orgoglio di aver avuto sempre la tua profonda stima: una stima e un affetto che ti ha portato a tenermi sempre al corrente di ogni tuo stato d'animo.
Ma ogni grande investitura, porta il suo risvolto della medaglia: come il diventare parte integrante della tua angoscia, l'essere sospeso con te in attesa di un verdetto che non saprai mai, sforzarmi disperatamente di trovare le parole giuste, mai banali, assolutamente mai banali, per sostenere la tua ansia e molte volte non sapere cosa dirti.
Penso che l'amore sia una forza multidimensionale. Nonostante la tristezza che ho dentro, riesco a sorridere mentre scrivo, perché in questa affermazione emerge il mio lato “scientifico”. Sì voglio pensare all'amore come una forza, come la forza di gravità. Una forza dalle infinite sfaccettature che probabilmente non si conosce e non si comprende ancora del tutto. Del resto pensate all'amore che una mamma ha verso i propri figli e nello stesso tempo ha verso il proprio compagno, verso la propria mamma o padre, verso un fratello, ma anche verso la più cara amica o amico. L'amore di un insegnante verso i propri alunni, l'amore che un volontario ha verso le persone che aiuta, l'amore di chi sacrifica la propria vita per gli altri.
Devo chiedere scusa ad una compagna di liceo. Una volta proponesti tra le discussioni in classe il tema dell'amicizia tra uomo e donna. Eri troppo avanti per la mia maturità di allora. Ti derisi con una stupida battuta. Perdonami, solo molto, molto tempo dopo, ho cominciato a capire che il tuo dibattito non era assolutamente banale. Mi ci è voluto una vita per capire che un uomo può essere legato da un profondo affetto, senza secondi fini, anche ad una donna, ad una amica, anche se profondamente innamorato della propria moglie come lo sono io. Sono riuscito a capirlo grazie a tutte le donne che ho incontrato nella mia vita: donne che mi hanno ritenuto degno di ricevere la loro stima, le loro confidenze, la loro cultura, la loro sensibilità, i loro dolori, di farmi partecipare alle loro battaglie.
E l'amica che combatte in un letto di ospedale è una di loro e, per questo, le sarò sempre grato.
(23.12.2015)